Oggi si parla molto della difficoltà di trovare lavoratori (in ogni ambito) e quindi la necessità di una formazione continua che porti ad acquisire sempre di più quelle competenze utili a “star dietro” alla continua evoluzione del mercato del lavoro, l’importanza di “investire” sui giovani.
Per fare ciò risulta importante comprendere chi sono i giovani oggi, qual è il loro modo di pensare il mondo del lavoro, cosa si aspettano nel loro futuro e iniziare a lavorare, non per loro, ma con loro.
Come fare ciò?
Non dobbiamo aspettarci che i giovani che escono dalle superiori, dall’università siano già skillati su cosa vogliono e su come devono fare per ottenerlo e se non abbiamo le risposte che vorremmo diamo la colpa ai genitori, al sistema ai video giochi e ai vari social media.
Il mondo è cambiato, dobbiamo farcene una ragione, dobbiamo imparare a convivere con i cambiamenti e comprendere che non sono il male ma che visti dal giusto punto di vista e con il giusto affiancamento alla “tradizione” possono rivelarsi una grande fonte di opportunità.
Non demonizziamo il sistema, ma impariamo a trarre beneficio da ciò che ci sembra “assurdo” e “insignificante”. Prendiamo i nostri giovani da quando siedono sui banchi di scuola e accompagnamoli nel mondo del lavoro, facendo capire loro che non c’è il bianco o il nero, non esistono lavori “facili”, facciamo comprendere loro il potenziale che si nasconde in ognuno di noi, facciamo capire che il primo passo per sentirsi realizzati è quello di imparare a conoscersi, capire cosa piace veramente loro e impegnarsi per raggiungerlo. Accompagnamoli in questo percorso e non facciamo l’errore di farli arrivare a 30 anni già frustrati e infelici del loro lavoro. E’ solo così che potremmo avere giovani talentuosi, giovani di cui andare fieri e giovani da poter inserire in posizioni di rilievo.
Naturalmente, d’altro canto, per fare ciò, dobbiamo impegnarci come adulti a “crescere”, a dare spazio, fiducia, delega e sostegno a queste giovani promesse che vengono a “bussare” alle porte delle nostre realtà organizzative, pieni di speranze e con voglia di fare. E se qualcuno di loro non avrà tutta questa voglia fare, prendiamoli per mano e facciamo capire loro quanto sia bello svegliarsi al mattino, avere un obiettivo e fare anche sacrifici per ottenerlo (anche con un po’ di stress).
Facciamo comprendere prima di tutto ai ragazzi e alle loro famiglie cosa sta succedendo nel mercato del lavoro, quali sono stati e quali saranno i cambiamenti in tale ambito, quali prospettive ci sono, come prepararsi e cosa aspettarsi. Cerchiamo di orientarli al meglio nella loro scelta lavorativa.
Comunichiamo con loro non come tuttologi che vogliono impartire lezioni di vita, ma come uomini, donne, lavoratori e lavoratrici che sono stati nei loro panni e hanno un’esperienza da poter condividere che possa dar loro un punto di vista.
Non aspettiamoci che alla famosa frase: “cosa vuoi fare da grande?” ci sia sempre una risposta chiara e precisa, lo sappiamo che non è così e lo sappiamo che anche noi “grandi” stiamo ancora cercando di capire quale sia la giusta direzione per raggiungere il nostro equilibrio e quindi il nostro benessere personale e lavorativo.
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